Mancano pochi giorni al rientro nel Palazzetto dello Sport dove io e Sara teniamo un corso. Pur con tutte le attenzioni ai protocolli e con i limiti di una situazione non del tutto rientrata alla normalità, si tratta di un momento importante. Piccoli, inequivocabili segnali di incrementale serenità.
Ne abbiamo già scritto: nei limiti del consentito, come molti altri, non ci siamo mai fermati.
Siamo convinti che il regalo più grande lo abbiamo ricevuto noi, tanto dal nostro sensei, quanto dal nostro gruppo. Non ci siamo mai sentiti distanti -piuttosto: ancora più seguiti. Non ci siamo mai sentiti soli. Ma soprattutto la voglia, la costanza e la disponibilità delle persone con cui ci siamo allenati -pur “solo” con le armi, a distanza, mascherati, per mesi sotto qualsiasi cielo delle sere di Torino, sono stati un dono immenso. Ed è giusto ringraziare e rendere onore di questo.
Così mi è venuta in mente una frase di Morirei Ueshiba: “合気道は天地人和合の道と理なり – Aikido è la via e la ragione dell’armonia dell’uomo che integra Cielo e Terra“.
Persone che hanno avuto il coraggio di rispettare la legge e, anche per questo, di non cedere alla tentazione della paura e del nascondimento.
Persone che hanno saputo lavorare, nel distanziamento sociale, a costruire e rendere evidenti i canali di contatto e di comunicazione, mediati da umili strumenti di legno agitati nel vento delle sere di questi mesi.
Persone quindi incredibilmente consapevoli della situazione in cui siamo immersi, che hanno saputo testimoniare la concretezza del vivere, orientandola al bello ed alla “ragione” di una disciplina. A quello che una via mostra a ciascuno di noi.
C’è stata crescita tecnica? Sicuramente. Però l’elemento di maggior valore -ai nostri occhi- è stato avere il coraggio di non nascondere alla vista di se stessi e della società quello che ciascuno di noi era, sera dopo sera.
Sotto questo profilo, in queste settimane in cui si sono svolte la maggiori esibizioni di Aikido in Giappone, possiamo tranquillamente dire di aver vissuto un Enbukai continuativo. Limitato nelle forme, illimitato nello spirito.
Miles Kessler Sensei, negli ultimi seminar prima della pandemia, aveva impostato la sua didattica sul concetto di 天地人 – ten chi jin, l’essere umano in cui coesistono Cielo e Terra. E sottolineava come una pratica fruttuosa delle forme tecniche non potesse prescindere da queste dimensioni.
Ora, vedendo la voglia, gli occhi puliti e sereni delle persone con cui abbiamo avuto il piacere di condividere questi tempi e queste modalità di allenamento, comprendo un po’ di più quegli insegnamenti.
Non solo. Questo riflesso di serenità è stato l’elemento cardine della relazione che abbiamo avuto con le tante persone che, durante gli allenamenti, si sono fermate a vedere.
Non è possibile il dialogo, questo grande assente del tempo che viviamo, se non si affondano le radici nella concretezza e l’anima in ciò che ci unisce. Forze dell’ordine che controllavano costantemente che non violassimo la legge, mamme, papà, bambini, ex praticanti: tutti attratti non dalla maestria espressa dal gruppo, figuriamoci. Ma dal “come” e dal “perché” che trasparivano da ciò che il gruppo provava a fare.
“La via e la ragione dell’armonia” hanno funzionato, sperimentalmente, in un test che è durato ininterrottamente da fine ottobre 2020 ad oggi. Hanno fatto conoscere una disciplina a tante persone che diversamente non sarebbero mai entrate in un Dojo.
Hanno donato qualche ora di pace, di attività fisica, di socializzazione a persone profondamente toccate dalla contingenza.
Ora si riapre. Si riprende contatto col tatami, con una voglia ed un entusiasmo che fanno brillare quella parte di noi in cui Cielo e Terra si fondono e ci rendono capaci di trasformare piccole cose in schegge di infinito.
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